Probabilmente avrete notato
quell'edificio bicolore, guardando verso via Aosta, tra corso Giulio
Cesare e il Lungodora Firenze (l'indirizzo esatto è via Aosta 8). Un tempo era un edificio industriale,
progettato da Beppe Fenoglio, l'architetto-ingegnere che ha dato
impronta e identità al liberty torinese. E' diventato famoso come
sede della Chocolat Tobler, che proprio lì produceva il famoso
Toblerone. Poi, smantellato lo stabilimento del cioccolato svizzero,
è stato occupato da una pelletteria. Adesso, dopo la
ristrutturazione firmata dallo Studio Cucchiarati per De-Ga, è uno
degli esempi più affascinanti e più riusciti di recupero di
un'antica architettura industriale.
A condizionare il progetto, i vincoli della Soprintendenza: "Le due facciate esterne, su via Aosta e via Parma, non potevano essere toccate, per i vincoli storici, ma avevamo libertà sugli spazi interni e nel cortile, definito da quattro maniche, le due affacciate sull'esterno e due interne, invisibili dalla strada e di minor significato architettonico. Quindi abbiamo previsto un intervento conservativo sull'esterno, abbiamo mantenuto il ritmo delle finestre e abbiamo raccontato la storia dell'edificio attraverso il colore. La parte tinteggiata con il giallo tenue sottolinea l'edificio costruito da Fenoglio, con le finestre ad arco, la parte in rosso è un'aggiunta successiva" ha raccontato l'architetto Franco Cucchiarati in una bella chiacchierata nel suo studio, in Vanchiglia (trovate i suoi progetti realizzati e in corso sul suo sito web, www.studiocucchiarati.it). I due colori segnalano all'esterno anche le due diverse tipologie di appartamenti che ci sono all'interno: i piani inferiori hanno altezze più ampie, che possono essere soppalcate, il piano definito dal rosso ha ambienti più bassi. In facciata si notano anche gli abbaini, che sono stati aggiunti con la riqualificazione e che seguono il ritmo delle finestre sottostanti: "Sono una citazione dell'architettura storica torinese, hanno permesso di aggiungere metratura all'intervento, grazie al recupero del sottotetto, ed emergono dai tetti in lamiera, un materiale insolito per Torino" sottolinea Cucchiarati.
Non potendo agire sull'esterno, vincolato dalla Soprintendenza, il progetto di riqualificazione ha puntato sul cortile. E qui Cucchiarati ha potuto utilizzare gli elementi cari alla sua architettura: lo stretto rapporto tra interno ed esterno, le trasparenze che collegano la vita pubblica e privata. Il suo progetto non propone solo un nuovo volto alla ex Tobler, ma anche un nuovo modo di abitare. All'interno del cortile, infatti, le due maniche storiche sono state dotate di grandi bow-window, che sorprendono chi entra avendo in mente la severa architettura esterna. Sono costituiti da grandi vetrate, che si affacciano su un giardino con percorsi pavimentati in legno e caratterizzato dalla vasca intensamente turchese di una lama d'acqua; intorno ci sono aiuole eleganti, definite in spazi rettangolari, in cui si trovano cespugli di lavanda e timo. Anche i giardini degli appartamenti del piano terra si affacciano sul cortile in comune e quasi non si nota che sono uno spazio privato, grazie a quest'idea liquida di pubblico e privato. Dalla scala che, dal centro del giardino, porta ai parcheggi sotterranei, emerge una quercia, che è come un elemento di vita e di sicurezza; è come un insolito collegamento tra sotterranei e superficie, tra luce e ombra. "La sua presenza ha una funzione rassicurante: non solo si trova nel pozzo che permette di illuminare e ventilare il parcheggio sotterraneo, liberandolo dall'elemento di insicurezza che accompagna sempre i sotterranei, ma è come un elemento di raccordo che permette ai garage di far parte del cortile interno" spiega Cucchiarati.
E' Torino e sembra una città del Nord Europa, per il rapporto fluido tra interno ed esterno. "E non ci sono persiane!" sottolinea l'architetto "sembrerebbe quasi che non ci siano più interni ed esterni. E' un concetto che si nota soprattutto alla sera, quando si illuminano gli ambienti e ci sono solo le veneziane a fare da cortina. Nessuno usa tende e nessuno fa caso a cosa succede nelle case dei vicini. E' un altro modo di abitare". Più vicino alle abitudini nordeuropee, si diceva, ma che gli inquilini hanno fatto proprio in poco tempo, assicura Cucchiarati, che ha scelto di vivere proprio in questo edificio, mettendo alla prova in prima persona il nuovo stile di vita proposto dalla sua architettura. "Nelle maniche storiche, i loft sono stati una scelta naturale, date le origini industriali dell'edificio, è stato un modo per ricordarle ed esaltarle, Ma hanno anche permesso a ogni inquilino di definire lo spazio come meglio ha creduto, di creare la propria casa secondo le proprie esigenze; l'unico spazio definito erano i bagni".
Uno degli elementi del progetto a cui Cucchiarati tiene di più è l'invenzione delle due nuove maniche, lungo i lati meridionale e orientale, che non sono state condizionate dai vincoli della Soprintendenza. Qui il fabbricato esistente è stato abbattuto e, utilizzando la sua volumetria, sono state costruite due maniche ad angolo, quella meridionale più all'interno nel cortile rispetto alla precedente, in modo da ricavare lo spazio che, sul tetto piano, ha permesso la realizzazione di un giardino. Non ci sono i loft delle maniche storiche, ma appartamenti duplex; i giardini del tetto si raggiungono invece con vivaci scale a chiocciola, poste sulle terrazze dell'ultimo piano.
E' la reinvenzione del cortile torinese, una nuova
interpretazione degli spazi interni e del rapporto interno ed
esterno, molto affine alla poetica di Cucchiarati. "Ho sempre
pensato che un edificio non debba presentare una facciata A e una
facciata B, ma che debba dare a tutte le sue facciate un ruolo, per
questo, avendo l'esterno dell'edificio già stabilito, ho voluto
qualcosa di nuovo e di sorprendente per il cortile e ho usato il
colore per riconoscere l'edificio già esistente dalle aggiunte del
nostro progetto: l'esistente usa gli stessi colori delle facciate esterne, il nuovo è dotato di ampie vetrate profilate di blu. E
ho sempre fatto attenzione alla fluidità tra interno ed esterno, che
dall'interno si possa godere di una vista gradevole, che in questo
caso abbiamo potuto inventare".
Il progetto è completato
dalla forte attenzione alla sostenibilità ambientale: il risparmio
energetico è garantito dall'uso dell'acqua di falda, che alimenta la
centrale termica e garantisce risparmi fino al 50% rispetto agli
impianti tradizionali; le vetrate sono dotate di un sistema oscurante
orientabile, che gestisce la penetrazione della radiazione diretta in
base alle stagioni, garantendo il risparmio sia del riscaldamento che
nel raffrescamento; i giardini sulle nuove maniche permettono la
termoregolazione dell'edificio.
Le foto, che non portano il marchio @rsto, da http://www.due.to.it/progetti/ex-fabbrica-tobler/
Quest'articolo è stato inserito nell'ebook Ex edifici industriali a Torino - Le trasformazioni del XXI secolo
Gli articoli dedicati alle fabbriche ex industriali riconvertite:
- Il progetto dell'ex INCET: spazi standardizzati per esigenze da scoprire - 29 febbraio 2016
- Il progetto del BasicVillage, un villaggio aperto al quartiere - 22 febbraio 2016
- Il Museo Ettore Fico, nell'ex SICME: dal buio alla luce - 1 febbraio 2016
- La Fondazione Merz, nell'ex centrale termica della Lancia - 25 gennaio 2016
A condizionare il progetto, i vincoli della Soprintendenza: "Le due facciate esterne, su via Aosta e via Parma, non potevano essere toccate, per i vincoli storici, ma avevamo libertà sugli spazi interni e nel cortile, definito da quattro maniche, le due affacciate sull'esterno e due interne, invisibili dalla strada e di minor significato architettonico. Quindi abbiamo previsto un intervento conservativo sull'esterno, abbiamo mantenuto il ritmo delle finestre e abbiamo raccontato la storia dell'edificio attraverso il colore. La parte tinteggiata con il giallo tenue sottolinea l'edificio costruito da Fenoglio, con le finestre ad arco, la parte in rosso è un'aggiunta successiva" ha raccontato l'architetto Franco Cucchiarati in una bella chiacchierata nel suo studio, in Vanchiglia (trovate i suoi progetti realizzati e in corso sul suo sito web, www.studiocucchiarati.it). I due colori segnalano all'esterno anche le due diverse tipologie di appartamenti che ci sono all'interno: i piani inferiori hanno altezze più ampie, che possono essere soppalcate, il piano definito dal rosso ha ambienti più bassi. In facciata si notano anche gli abbaini, che sono stati aggiunti con la riqualificazione e che seguono il ritmo delle finestre sottostanti: "Sono una citazione dell'architettura storica torinese, hanno permesso di aggiungere metratura all'intervento, grazie al recupero del sottotetto, ed emergono dai tetti in lamiera, un materiale insolito per Torino" sottolinea Cucchiarati.
Non potendo agire sull'esterno, vincolato dalla Soprintendenza, il progetto di riqualificazione ha puntato sul cortile. E qui Cucchiarati ha potuto utilizzare gli elementi cari alla sua architettura: lo stretto rapporto tra interno ed esterno, le trasparenze che collegano la vita pubblica e privata. Il suo progetto non propone solo un nuovo volto alla ex Tobler, ma anche un nuovo modo di abitare. All'interno del cortile, infatti, le due maniche storiche sono state dotate di grandi bow-window, che sorprendono chi entra avendo in mente la severa architettura esterna. Sono costituiti da grandi vetrate, che si affacciano su un giardino con percorsi pavimentati in legno e caratterizzato dalla vasca intensamente turchese di una lama d'acqua; intorno ci sono aiuole eleganti, definite in spazi rettangolari, in cui si trovano cespugli di lavanda e timo. Anche i giardini degli appartamenti del piano terra si affacciano sul cortile in comune e quasi non si nota che sono uno spazio privato, grazie a quest'idea liquida di pubblico e privato. Dalla scala che, dal centro del giardino, porta ai parcheggi sotterranei, emerge una quercia, che è come un elemento di vita e di sicurezza; è come un insolito collegamento tra sotterranei e superficie, tra luce e ombra. "La sua presenza ha una funzione rassicurante: non solo si trova nel pozzo che permette di illuminare e ventilare il parcheggio sotterraneo, liberandolo dall'elemento di insicurezza che accompagna sempre i sotterranei, ma è come un elemento di raccordo che permette ai garage di far parte del cortile interno" spiega Cucchiarati.
E' Torino e sembra una città del Nord Europa, per il rapporto fluido tra interno ed esterno. "E non ci sono persiane!" sottolinea l'architetto "sembrerebbe quasi che non ci siano più interni ed esterni. E' un concetto che si nota soprattutto alla sera, quando si illuminano gli ambienti e ci sono solo le veneziane a fare da cortina. Nessuno usa tende e nessuno fa caso a cosa succede nelle case dei vicini. E' un altro modo di abitare". Più vicino alle abitudini nordeuropee, si diceva, ma che gli inquilini hanno fatto proprio in poco tempo, assicura Cucchiarati, che ha scelto di vivere proprio in questo edificio, mettendo alla prova in prima persona il nuovo stile di vita proposto dalla sua architettura. "Nelle maniche storiche, i loft sono stati una scelta naturale, date le origini industriali dell'edificio, è stato un modo per ricordarle ed esaltarle, Ma hanno anche permesso a ogni inquilino di definire lo spazio come meglio ha creduto, di creare la propria casa secondo le proprie esigenze; l'unico spazio definito erano i bagni".
Uno degli elementi del progetto a cui Cucchiarati tiene di più è l'invenzione delle due nuove maniche, lungo i lati meridionale e orientale, che non sono state condizionate dai vincoli della Soprintendenza. Qui il fabbricato esistente è stato abbattuto e, utilizzando la sua volumetria, sono state costruite due maniche ad angolo, quella meridionale più all'interno nel cortile rispetto alla precedente, in modo da ricavare lo spazio che, sul tetto piano, ha permesso la realizzazione di un giardino. Non ci sono i loft delle maniche storiche, ma appartamenti duplex; i giardini del tetto si raggiungono invece con vivaci scale a chiocciola, poste sulle terrazze dell'ultimo piano.
Le foto, che non portano il marchio @rsto, da http://www.due.to.it/progetti/ex-fabbrica-tobler/
Quest'articolo è stato inserito nell'ebook Ex edifici industriali a Torino - Le trasformazioni del XXI secolo
Gli articoli dedicati alle fabbriche ex industriali riconvertite:
- Il progetto dell'ex INCET: spazi standardizzati per esigenze da scoprire - 29 febbraio 2016
- Il progetto del BasicVillage, un villaggio aperto al quartiere - 22 febbraio 2016
- Il Museo Ettore Fico, nell'ex SICME: dal buio alla luce - 1 febbraio 2016
- La Fondazione Merz, nell'ex centrale termica della Lancia - 25 gennaio 2016
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