nord del Parco Dora, a fare da
cerniera tra l'area verde e la retrostante Borgata Tesso, c'è l'ex
SNOS, l'unica architettura industriale sopravvissuta alla
riqualificazione dell'area. Se un nonno e un nipotino passassero oggi
lungo le rive della Dora, l'anziano potrebbe dire al bambino: "Un
tempo qui erano tutte fabbriche e ciminiere". C'era l'industria
pesante della Torino del Novecento: la Michelin e gli alti forni
della FIAT. E c'erano gli stabilimenti della Società Nazionale
Officine Savigliano (SNOS), che produceva vagoni per treni (qui
nacquero i vagoni dell'Orient Express), grandi strutture metalliche
(la copertura della Stazione di Milano Centrale) perfino la punta
della Mole Antonelliana.
"La prima volta che siamo entrati
nella SNOS è stata una grandissima emozione" racconta
l'architetto Alessandra Coscia dello Studio GRANMA Architetti
Associati, che ha progettato la riqualificazione degli stabilimenti
"Tutto lì parlava del lavoro e della storia del lavoro di
Torino, c'erano ancora gli operai e c'era questa stupenda galleria,
in cui arrivavano i treni dalla Torino Milano. L'intenzione di
mantenere l'identità industriale nella sua riqualificazione è nata
allora, senza dubbio. Poi abbiamo trovato foto d'epoca, c'erano
macchinari splendidi, alcuni dei quali, come i carri-ponte o i
gira-carri, sono rimasti come ricordo del passato, così come abbiamo
lasciato le tracce dei binari, sul pavimento".
Anche la SNOS, come molti altri complessi industriali torinesi, si era sviluppata nel corso dei decenni con capannoni ed edifici che si erano mano a mano aggiunti alla struttura originaria. La riqualificazione ha mantenuto l'edificio storico, parallelo a corso Mortara, (la lunga facciata sul corso aveva il vincolo della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali); in esso hanno trovato posto una galleria commerciale al piano terra, gli uffici acquistati da SEAT Pagine Gialle al primo piano e varie tipologie di loft disposti su due piani e affacciati sui tetti. Al posto dei capannoni retrostanti, sono state costruite sei maniche, disposte a pettine, perpendicolari rispetto all'edificio principale e destinati a produzione di alta tecnologia, con esigenze speciali di sicurezza e riservatezza. I sei edifici sorgono su una piastra, che copre il dislivello tra corso Mortara e la parallela via Tesso e all'interno della quale sono stati ricavati i parcheggi.
La protagonista
dell'intero intervento è la galleria: "Non poteva non essere
valorizzata, per il fascino che esercita e per le sue dimensioni: è
lunga 330 metri, larga 12 e alta 8, uno spazio che meritava essere
conservato così come era stato costruito. Non solo, abbiamo voluto
mantenere anche la sua funzione originaria, di luogo di transito e di
distribuzione dei percorsi. Dove prima transitavano i treni, che
scaricavano e caricavano merci, adesso passano gli impiegati degli
uffici dei piani superiori, i residenti dei loft e i clienti della
galleria commerciale. Il nostro intervento sulla galleria è stato
davvero minimo: abbiamo aperto le ampie finestre, che erano chiuse,
portando la luce all'interno; abbiamo ripulito la struttura
originaria, lasciando a vista travi e impianti; abbiamo sostituito la
pavimentazione, adesso in pietra bicolore, per sottolineare i
percorsi. Come elemento contemporaneo, ci sono i volumi che ospitano
le attività commerciali. Li abbiamo pensati come piccoli container,
leggermente ruotati, rispetto all'asse della galleria, perché
volevamo che le aggiunte alla struttura originaria fossero palesi e
anche per rappresentare il senso di precarietà che si respirava
nella galleria. All'esterno, questi volumi rompono lo schema
rettilineo della facciata: sono rossi e fuoriescono, a sottolineare
che sono un elemento nuovo. Il rosso è il colore scelto per le
aggiunte che abbiamo apportato all'edificio originario: sono rossi i
volumi delle attività commerciali, gli ingressi alla galleria, le
passerelle pedonali che portano alla piattaforma e distribuiscono i
percorsi ai sei edifici".
Oltre a costituire una vera e
propria via commerciale, la galleria ha anche una funzione di
distribuzione: da qui, infatti, partono i percorsi che portano non
solo agli uffici e ai loft dei piani superiori, ma anche agli uffici
sistemati nei sei nuovi edifici "Questo è stato il passaggio
più complicato, perché si mescolano percorsi a volte contrastanti.
Sulla facciata principale, gli ingressi sono segnalati da portali
metallici in rosso. Un passaggio diretto porta dal centro della lunga
facciata direttamente agli uffici al piano superiore, attraverso gli
ascensori inseriti in una struttura trasparente. Nella galleria
storica, tre blocchi scala portano ai piani superiori e alla
passerella pedonale. Gli uffici della SEAT sono al primo piano, prima
dell'acquisto li avevamo immaginati come open space anche
soppalcabili, poi sono stati adattati alle esigenze della società.
Ai piani superiori, i loft di diverse tipologie, sono sviluppati
soprattutto in senso verticale. Tutti i percorsi sono stati studiati
in modo da essere identificabili e da garantire la sicurezza e la
privacy".
I loft, inseriti come parte residenziale del
complesso, hanno il loro punto di forza nell'ultimo piano, sui tetti:
"Quando siamo saliti sul tetto ce ne siamo innamorati: da lì
c'è una vista bellissima sulle Alpi e sulla città, non potevamo non
approfittarne, così abbiamo avuto chiaro subito che i tetti dell'ex
SNOS sarebbero stati abitabili" Come? Tutto il progetto dei loft
gira praticamente intorno alle piccole scale a chiocciola che portano
sui tetti: "Abbiamo progettato le scale per salire su e, in base
alla loro posizione abbiamo progettato la composizione dei loft,
mentre sui tetti, le scale introducono in una sorta di scatola di
vetro di circa 9 metri quadrati, lo spazio che dà l'accesso alle
terrazze e che, allo stesso tempo, può essere vissuto per leggere o
rilassarsi davanti al panorama della città".
Alle spalle dell'edificio storico, le sei maniche parallele sono state una vera e propria sfida per gli architetti di GRANMA: "Non avevamo i committenti finali, dunque non conoscevamo le esigenze che potevano avere. Sapevamo genericamente che gli edifici sarebbero stati destinati a uffici, legati alle produzioni di tecnologie avanzate e che dovevamo garantire le migliori condizioni di riservatezza e sicurezza. Ma di quanta luce avevano bisogno, di quanto spazio dovevano essere dotati? E a livello impiantistico, dove era meglio far passare fili, tubi e collegamenti? Quando si progetta in questo modo si cerca di essere il più flessibili possibili, per facilitare il compito a chi dovrà adattare lo spazio alle proprie esigenze, ma è piuttosto complicato".
Un'ulteriore sfida, racconta ancora l'architetto Coscia, è stata rappresentata dal rapporto tra le tecniche costruttive utilizzate nell'edificio e le esigenze delle attuali normative di risparmio energetico. E' un tema che ritorna continuamente nelle riqualificazioni degli edifici industriali. Per esempio, i serramenti industriali affascinano quasi sempre gli architetti, perché sono uno dei segni di identità dell'edificio, ma rappresentano un problema, perché non rispettano le attuali normative di isolamento energetico, che richiedono vetri più spessi. In quasi tutti gli interventi torinesi si è cercato di mantenere quelli originali, progettando soluzioni ad hoc. Alla SNOS i serramenti erano sottili e i vetri erano bloccati con il mastice, un sistema del tutto inadatto alle esigenze moderne: "Per poterli mantenere, si sono dovute creare delle contropareti sui muri perimetrali, che tengano la partitura, isolandola; all'interno delle contropareti scorrono i serramenti, così il profilo di metallo rimane nascosto e le finestre scorrono nelle contropareti".
La riqualificazione dell'ex SNOS è stata completata con tre edifici di uso commerciale, sistemati ai lati dell'edificio storico dove si trovano adesso i supermercati de Il Gigante e di Lidl. Sul lato occidentale, l'aggiunta ha formato una sorta di piazzetta, su cui si apre uno degli ingressi alla galleria: in questo spazio sostano, seduti sui cubi di pietra, gli utenti e i passanti; è una sorta di nuovo punto di socializzazione per il quartiere nato con il Parco Dora e che ha nell'ex stabilimento un polo d'attrazione. "Lo avevamo immaginato come cerniera tra il Parco e la Borgata Tesso, ma poteva anche essere una sorta di centro commerciale e di attesa per gli utenti del Passante Ferroviario, dato che l'adiacente Stazione Dora doveva essere sotterranea. Molti progetti sono in ritardo, altri non si sono realizzati, ma speriamo non si perda quest'idea dell'ex SNOS come punto d'incontro e di cerniera" conclude l'architetto Coscia.
Quest'articolo è stato inserito nell'ebook Ex edifici industriali a Torino - Le trasformazioni del XXI secolo
Gli articoli dedicati alle fabbriche ex industriali riconvertite:
- Il progetto dell'ex INCET: spazi standardizzati per esigenze da scoprire - 29 febbraio 2016
-Il progetto del BasicVillage, un villaggio aperto al quartiere - 22 febbraio 2016
-Il progetto dell'ex Tobler, per un nuovo modo di abitare - 8 febbraio 2016
- Il Museo Ettore Fico, nell'ex SICME: dal buio alla luce - 1 febbraio 2016
- La Fondazione Merz, nell'ex centrale termica della Lancia - 25 gennaio 2016
Anche la SNOS, come molti altri complessi industriali torinesi, si era sviluppata nel corso dei decenni con capannoni ed edifici che si erano mano a mano aggiunti alla struttura originaria. La riqualificazione ha mantenuto l'edificio storico, parallelo a corso Mortara, (la lunga facciata sul corso aveva il vincolo della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali); in esso hanno trovato posto una galleria commerciale al piano terra, gli uffici acquistati da SEAT Pagine Gialle al primo piano e varie tipologie di loft disposti su due piani e affacciati sui tetti. Al posto dei capannoni retrostanti, sono state costruite sei maniche, disposte a pettine, perpendicolari rispetto all'edificio principale e destinati a produzione di alta tecnologia, con esigenze speciali di sicurezza e riservatezza. I sei edifici sorgono su una piastra, che copre il dislivello tra corso Mortara e la parallela via Tesso e all'interno della quale sono stati ricavati i parcheggi.
Alle spalle dell'edificio storico, le sei maniche parallele sono state una vera e propria sfida per gli architetti di GRANMA: "Non avevamo i committenti finali, dunque non conoscevamo le esigenze che potevano avere. Sapevamo genericamente che gli edifici sarebbero stati destinati a uffici, legati alle produzioni di tecnologie avanzate e che dovevamo garantire le migliori condizioni di riservatezza e sicurezza. Ma di quanta luce avevano bisogno, di quanto spazio dovevano essere dotati? E a livello impiantistico, dove era meglio far passare fili, tubi e collegamenti? Quando si progetta in questo modo si cerca di essere il più flessibili possibili, per facilitare il compito a chi dovrà adattare lo spazio alle proprie esigenze, ma è piuttosto complicato".
Un'ulteriore sfida, racconta ancora l'architetto Coscia, è stata rappresentata dal rapporto tra le tecniche costruttive utilizzate nell'edificio e le esigenze delle attuali normative di risparmio energetico. E' un tema che ritorna continuamente nelle riqualificazioni degli edifici industriali. Per esempio, i serramenti industriali affascinano quasi sempre gli architetti, perché sono uno dei segni di identità dell'edificio, ma rappresentano un problema, perché non rispettano le attuali normative di isolamento energetico, che richiedono vetri più spessi. In quasi tutti gli interventi torinesi si è cercato di mantenere quelli originali, progettando soluzioni ad hoc. Alla SNOS i serramenti erano sottili e i vetri erano bloccati con il mastice, un sistema del tutto inadatto alle esigenze moderne: "Per poterli mantenere, si sono dovute creare delle contropareti sui muri perimetrali, che tengano la partitura, isolandola; all'interno delle contropareti scorrono i serramenti, così il profilo di metallo rimane nascosto e le finestre scorrono nelle contropareti".
La riqualificazione dell'ex SNOS è stata completata con tre edifici di uso commerciale, sistemati ai lati dell'edificio storico dove si trovano adesso i supermercati de Il Gigante e di Lidl. Sul lato occidentale, l'aggiunta ha formato una sorta di piazzetta, su cui si apre uno degli ingressi alla galleria: in questo spazio sostano, seduti sui cubi di pietra, gli utenti e i passanti; è una sorta di nuovo punto di socializzazione per il quartiere nato con il Parco Dora e che ha nell'ex stabilimento un polo d'attrazione. "Lo avevamo immaginato come cerniera tra il Parco e la Borgata Tesso, ma poteva anche essere una sorta di centro commerciale e di attesa per gli utenti del Passante Ferroviario, dato che l'adiacente Stazione Dora doveva essere sotterranea. Molti progetti sono in ritardo, altri non si sono realizzati, ma speriamo non si perda quest'idea dell'ex SNOS come punto d'incontro e di cerniera" conclude l'architetto Coscia.
Quest'articolo è stato inserito nell'ebook Ex edifici industriali a Torino - Le trasformazioni del XXI secolo
Gli articoli dedicati alle fabbriche ex industriali riconvertite:
- Il progetto dell'ex INCET: spazi standardizzati per esigenze da scoprire - 29 febbraio 2016
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-Il progetto dell'ex Tobler, per un nuovo modo di abitare - 8 febbraio 2016
- Il Museo Ettore Fico, nell'ex SICME: dal buio alla luce - 1 febbraio 2016
- La Fondazione Merz, nell'ex centrale termica della Lancia - 25 gennaio 2016
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