Il Lingotto è uno degli edifici più
spettacolari di Torino, per questo di tanto in tanto torno a parlarne
sul blog. Mi piace la sua storia, mi piace la sua architettura.
Quando fu costruito, a partire dagli anni Dieci del Novecento, venne praticamente demolita buona
parte del borgo Nizza Millefonti, che poi nel suo sviluppo dovette adattarsi alla grande fabbrica; quando, negli anni 80, fu
ristrutturato, fu chiamato uno degli architetti italiani più
apprezzati del mondo, Renzo Piano, e di nuovo Nizza Millefonti
dovette adattarsi a questo gigante scomodo che cambiava funzione.
Mi piace la sua architettura razionale e rigorosa, che rivela le stesse caratteristiche nella concezione del lavoro, nei suoi spazi interni: un lavoro reso razionale e rigoroso dall'organizzazione fordista delle catene di montaggio; e anche nella riqualificazione firmata da Piano, il ritmo delle aperture stabilisce rigorosamente quello degli spazi interni, siano uffici o stanze degli hotel ospitati ai piani alti dell'edificio.
Oggi che il Lingotto è inserito in un quartiere popoloso ed è circondato dagli edifici, è difficile cogliere la sua grandiosità. Per questo mi piace questa foto d'epoca, trovata su Torino Sparit di skyscraperscity.com, che dà un'idea di quanto fosse gigantesco, all'immortalarlo quando tutt'intorno era ancora campagna, la stazione ferroviaria Lingotto era utilizzata praticamente solo per il trasporto delle merci e in lontananza si vedeva l'edificio dei Poveri Vecchi. Praticamente il Lingotto e i Poveri Vecchi si guardavano l'un l'altro e chi l'avrebbe detto che erano uno di fronte all'altro, prima che Torino si espandesse fino a inglobarli. I Poveri vecchi, un'altra realtà torinese di cui Rotta su Torino dovrà parlare in futuro, per quello che rappresenta e che ha rappresentato, sia nella storia che nell'architettura (l'uso dei laterizi che ritorna e ricorda i grandi architetti del Barocco torinese!) che in quella sociale.
Mi piace la sua architettura razionale e rigorosa, che rivela le stesse caratteristiche nella concezione del lavoro, nei suoi spazi interni: un lavoro reso razionale e rigoroso dall'organizzazione fordista delle catene di montaggio; e anche nella riqualificazione firmata da Piano, il ritmo delle aperture stabilisce rigorosamente quello degli spazi interni, siano uffici o stanze degli hotel ospitati ai piani alti dell'edificio.
Oggi che il Lingotto è inserito in un quartiere popoloso ed è circondato dagli edifici, è difficile cogliere la sua grandiosità. Per questo mi piace questa foto d'epoca, trovata su Torino Sparit di skyscraperscity.com, che dà un'idea di quanto fosse gigantesco, all'immortalarlo quando tutt'intorno era ancora campagna, la stazione ferroviaria Lingotto era utilizzata praticamente solo per il trasporto delle merci e in lontananza si vedeva l'edificio dei Poveri Vecchi. Praticamente il Lingotto e i Poveri Vecchi si guardavano l'un l'altro e chi l'avrebbe detto che erano uno di fronte all'altro, prima che Torino si espandesse fino a inglobarli. I Poveri vecchi, un'altra realtà torinese di cui Rotta su Torino dovrà parlare in futuro, per quello che rappresenta e che ha rappresentato, sia nella storia che nell'architettura (l'uso dei laterizi che ritorna e ricorda i grandi architetti del Barocco torinese!) che in quella sociale.
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