Quando si parla di pittrici del passato si pensa sempre alla più
famosa di tutte,
Artemisia Gentileschi, per la quale basta solo dire
il nome e la cultura di tutta Europa sa di chi si sta parlando. Ma
non c'è solo lei. Alla
Corte dei Savoia, tra il XVII e XVIII secolo,
ci fu la pittrice
Maria Giovanna Battista Clementi, detta la
Clementina e autrice di diversi
ritratti di Carlo Emanuele III e
della sua famiglia. Maria Giovanna Battista nacque a Torino dal
chirurgo Giovanni Pietro Giuseppe Buzano e da sua moglie, Maria
Cristina Asinelli, nel 1690; siamo nei primi anni del Regno di
Vittorio Amedeo II, sua madre,
Maria Giovanna Battista di Savoia
Nemours, la seconda Madama Reale, è ancora una delle donne più
importanti del Ducato, chissà che il nome della futura pittrice non
sia stato un omaggio dei genitori alla madre del sovrano.
Con
questo nome così importante, la giovanissima Clementi iniziò
la sua
carriera artistica, pagando sin dall'inizio il fatto di essere nata
donna. Le condizioni economiche della famiglia non le avrebbero reso
impossibile l'iscrizione all'
Università de' Pittori, Scultori e
Architetti, ma la carriera era
riservata agli uomini (perché
continuino a dirci che le donne arrivino a posizioni di potere per
merito e non per sesso: per secoli gli uomini si sono garantiti le
posizioni di potere e le professioni grazie al loro sesso e per
nessun altro merito). Così Maria Giovanna Battista iniziò a
frequentare
la bottega di Giovanni Battista Curlando, uno dei pittori
di corte. Fu grazie a lui che conobbe le correnti artistiche del suo
tempo e affinò le sue tecniche pittoriche. Poi iniziò a volare da
sola: un
soggiorno romano per migliorare la propria preparazione le
fece conoscere il pittore svedese
Martin van Meytens, che influenzò
le sue prime prove da pittrice. Tornata a Torino, iniziò a lavorare
per la Corte sabauda; suoi i ritratti di
Polissena d'Assia, seconda
moglie di Carlo Emanuele III, con i figli
Vittorio Amedeo ed Eleonora
Maria, conservato nella Palazzina di Caccia di Stupinigi, e di
Carlo
Emanuele III con il figlio Amedeo, nel Castello di Racconigi.
Mentre
conquistava la Corte con i suoi ritratti, Maria Giovanna Battista non
trascurava la sua vita di donna del Settecento: conobbe
Giuseppe
Bartolomeo Clementi, dall'acceso spirito imprenditoriale, ma la cui
professione finale non è arrivata a noi, e lo
sposò nel 1711, a 21
anni. Al marito, la pittrice deve il soprannome con cui è passata
alla storia,
la Clementina, dato che iniziò a firmare i propri
quadri con il cognome da sposata. E, soprattutto, deve
la libertà
con cui continuò a dipingere e ad avere una propria indipendenza:
quanti uomini, allora e oggi, avrebbero accettato una moglie
apprezzata e rispettata a Corte,
lasciandola brillare senza gelosie e
riconoscendone, anzi, il talento? Un uomo in anticipo sul proprio
tempo, il signor Clementi. La coppia si stabilì in un appartamento
del
palazzo del Conte Carlo Giacinto Roero di Guarene, in piazza
Carlina, e rimase lì per tutta la vita, che pare sia stata serena e
felice, dalla documentazione arrivata fino a noi. E sono i
documenti
a testimoniare la carriera della Clementina, ritrattista non solo
della Famiglia Reale del Regno di Sardegna, ma anche della
Famiglia
Reale spagnola: i suoi quadri abbellivano non solo le residenze
sabaude, ma venivano
mandati alle varie corti europee (il Museo
Cerralbo di Madrid conserva un suo ritratto di Polissena d'Assia),
nei tradizionali scambi di doni e di informazioni tra quelli che
erano anche familiari, oltre che Capi di Stato di altri Paesi. Il suo
ritratto più celebre è quello di
re Carlo Emanuele III, che la
volle come
propria ritrattista ufficiale, conservato oggi alla
Galleria Sabauda e in cui il sovrano appare con la corazza e gli
attributi reali del suo rango.
Gli stretti rapporti con la Corte
garantirono alla Clementina altre
commesse da parte della nobiltà
sabauda: come rinunciare ad avere un ritratto dipinto dalla stessa
pittrice prediletta dal sovrano? Insomma, la Clementina non rimase
mai senza lavoro e riuscì anche ad avere
nove figli, di cui si
prendeva cura personalmente e a cui riuscì a garantire un futuro
anche dopo la morte del marito, nel 1744 (Fedele, uno dei suoi figli,
fu
pittore di Corte, secondo quanto risulta dai pagamenti a lui
effettuati nel 1765).
Maria Giovanna Battista
morì nel 1761, a
70 anni. E sapete qual è la cosa più curiosa per lei, che fu la più
celebre ritrattista del regno di Carlo Emanuele III? "Con la sua
pennellata nitida e raffinata e con la sua attenzione nel rendere
tutti i dettagli dei fastosi abiti barocchi e l'espressione dei
volti, la Clementina ci ha tramandato le fattezze, più o meno belle,
di tantissimi personaggi tra re, regine, principini e nobiluomini.
Purtroppo,
non ci ha lasciato nessun autoritratto. Possiamo soltanto
provare ad immaginare come fossero i capelli, l’incarnato e lo
sguardo di questa donna intelligente, talentuosa e proiettata tanto
in avanti rispetto al tempo in cui si trovò a vivere" scrive
Manuela Vetrano nel bel ritratto che le dedica, su
rivistasavej.it.
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