Mancano poche ore alla fine del 2020 e non le utilizzerò per tracciare un bilancio dell'anno che se ne va, condizionato dalla pandemia mondiale e per questo diverso da qualunque anno precedente che è toccato vivere a chi è nato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Da buona Acquario, tendo a guardare sempre al futuro, quasi mai al passato. E il 2021 torinese può essere un anno bello e importante, ci saranno eventi che porteranno la città all'attenzione mondiale, ci saranno la ripresa della vita culturale ed economica in forme probabilmente nuove, tutte da inventare e da scoprire.

Per me il 2021 sarà soprattutto l'anno delle finali dell'ATP, il più importante torneo di tennis maschile, insieme a quelli del Grande Slam, che chiude idealmente l'anno dei tennisti. Arriveranno dal 14 al 21 novembre 2021 e porteranno il nome di Torino nel mondo fino al 2025. Toccherà alla città approfittare dell'enorme occasione di promozione che rappresentano, presentandosi bella, convinta e convincente come alle Olimpiadi Invernali del 2006. E sono sempre dell'idea che meglio avere le finali dell'ATP per 5 anni che ripetere di nuovo, solo 20 anni dopo, le Olimpiadi Invernali: Torino è la città che inventa, sperimenta e lancia, non la città che ripete formule che ha già provato e sono state già imitate (dopo l'accoppiata grande città-montagne, inventata nel 2006, non ci sono stati Giochi che non l'abbiano riproposta).
Ci saranno poi la ripresa delle attività culturali dei Musei torinesi, e credetemi se vi dico che non vedo l'ora e che non immaginavo mi sarebbero mancati tanto in quest'anno in cui la tessera Abbonamento Musei e l'abbonamento annuale al trasporto pubblico di GTT sono stati fatti per la gloria (e grazie ad Abbonamento Musei per aver allungato il periodo di validità della tessera, per non far perdere i mesi persi per le chiusure imposte dalla pandemia). Ci saranno i grandi eventi, dal Salone del Libro alla Biennale della Democrazia (prudentemente trasferita in autunno), dal Festival del Giornalismo Alimentare (spostato a settembre) a Open House Torino (spostato a settembre), fino a tutti gli altri che ci accompagneranno nei prossimi dodici mesi.
Ci sarà una città da reinventare e da riscoprire, nei suoi locali, nelle sue attività produttive, piccole e grandi, nelle storie dei suoi abitanti, sempre indomabili e sempre pronti ad adeguarsi alla situazione con creatività, trovando nuove formule e nuove soluzioni. Non vedo l'ora di poter raccontare la ripartenza dei prossimi mesi, con tutte le difficoltà e le caparbietà che la accompagneranno, sempre con uno sguardo positivo e aperto al futuro.
E lascio alla fine l'evento più importante di tutti, perché è quello che segnerà il futuro di Torino nei prossimi cinque anni: in autunno ci saranno le elezioni per il nuovo sindaco. Non ho votato Chiara Appendino e non la rimpiangerò, considero la sua esperienza fallimentare e le sono grata solo per due cose: aver mantenuto il Salone del Libro a Torino, rifiutando ogni partnership con Milano, che si sarebbe poi rivelata perdente per la città, e per aver portato qui le Finali dell'ATP, la grande occasione di visibilità per Torino per i prossimi cinque anni. Per il resto mi aspetto che i torinesi abbiano imparato a lezione e a tutti coloro che passeranno a leggere queste righe, chiedo prudenza e consapevolezza al momento del voto: a Torino non serve chi urla più forte, chi propone slogan per le situazioni complesse, chi non ha alcuna esperienza di amministrazione. Che gli anni di Appendino abbiano insegnato ai torinesi il valore della competenza e dell'esperienza come minimo sindacale per il prossimo sindaco.
Auguri a tutti, che il 2021 sia davvero un anno in cui immaginare una città bella, convinta e convincente, che guarda con sicurezza al suo futuro.
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