Torno a Rotta su Torino dopo una
settimana di sospensione, tutta dedicata al Festival del Giornalismo
Alimentare; ho collaborato alla comunicazione social e ai contenuti
del sito ed è stata una bellissima esperienza.
Il Festival è
stato una delle prime manifestazioni torinesi in presenza, in
quest'autunno che tutti sogniamo di ripresa della socializzazione e
degli incontri. Al Circolo dei Lettori, tanti i limiti imposti, a cui
uno non penserebbe mai, per garantire la sicurezza delle persone in
spazi chiusi (e per la prima volta ho potuto toccare con mano le
difficoltà della Cultura, che si trova a gestire norme strettissime
per la capienza delle sale... cosa non dev'essere gestire un cinema o
un teatro, con capienze ridotte, mascherine, distanze anche negli
spazi comuni). Sono settimane che ammiro la pazienza di chi ha
organizzato il Festival e di chi, come il Circolo dei Lettori, lavora
dovendo garantire la sicurezza del proprio personale e dei
visitatori.
Come sempre, però, quando si tratta di lavori di
comunicazione, io mi sono soprattutto divertita. In realtà non
concepisco questo lavoro senza passione e senza divertimento. Viziata
forse dal fatto di non avere particolari problemi e di poter mangiare
di tutto, non ho mai dato molta importanza al cibo; mi sono
sempre limitata al mi piace (quasi tutto, compreso il
cibo-spazzatura), non mi piace (trippa e fegato
in primis) magari
incuriosita da associazioni di nuovi sapori e nuovi ingredienti, ma
senza mai approfondire più del necessario. Rotta su Torino, che
segue un po' i miei interessi, è una prova di questo: lo spazio per
il cibo è limitato ed è quasi sempre dedicato a storie di aziende o
persone che vi lavorano e che mi sono piaciute o a ristoranti
frequentati con amici.
Il Festival mi ha fatto scoprire come
raccontare ciò che mangiamo sia estremamente complesso; per lavoro ho
seguito due panel legati alle malattie delle piante e mi si è aperto
un mondo, quello della ricerca, che ho sempre legato più che altro
alla medicina e alle tecnologie e che invece lavora anche per rendere
le piante sempre più resistenti, in modo che possano affrontare il
cambio climatico, la globalizzazione dei mercati, l'arrivo di
"nemici" inaspettati che gli stessi viaggi degli esseri
umani portano. Storie nuove di passioni e di avanguardie tutte da
scoprire e da raccontare e in cui Torino è presente con la sua Università (i giornali dovrebbero aprirsi a questo,
invece di "eh, ma ai lettori non interessa!" perché sono
sicura che i lettori siano molto meglio di come le redazioni li
immaginano... ma qui entriamo in altri discorsi, altrettanto
complessi, sulle risorse sempre più limitate a disposizione dei
media, cartacei e digitali). Storie che ci riguardano da vicino,
perché strettamente legate a quello che mangiamo.
Mi sono
divertita perché ho lavorato con un team che in parte conoscevo già,
proprio grazie a Rotta su Torino, e che mi ha accolto e fatto sentire
parte del gruppo sin da subito. Occuparsi dei social durante un
Festival è divertente, ma anche un po' delirante, per tutte le cose
che accadono, per l'ordine che va un po' a farsi benedire, per le
improvvisazioni che ogni evento si porta inevitabilmente con sé (e
non sarebbe bello non fosse così). Penso che la cosa bella sia anche il
fatto che esce sempre fuori lo spirito giornalistico, soprattutto su
twitter; viene naturale pensare "questa è una notizia!",
"questo è interessante!", "wow, questo è già da
solo un tweet!", c'è questa forma di eccitazione e di
divertimento, che, nonostante ci siano mille cose da gestire
contemporaneamente rende sempre affascinante e divertente il momento
(ma che non duri più di pochi giorni!).
Una delle cose che mi
piacciono di più della comunicazione è che non solo "comunichi",
ma "impari". Dal Festival del Giornalismo Alimentare ho
imparato tantissime cose, mi si sono aperti nuovi mondi sul tema
dell'alimentazione, ho respirato la grande passione di chi se ne
occupa (i ricercatori! che passione nelle loro parole e nel desiderio
di condividere e che le loro scoperte arrivino al pubblico!), ho
visto la complessità dell'organizzazione di un evento del genere,
anche solo nella scelta degli argomenti da trattare (il Festival ha
parlato dei nuovi territori dell'alimentazione, ma anche del rapporto
tra scienza e comunicazione, del ruolo del giornalismo, che deve
diventare punto di riferimento per un'informazione corretta, anche
quando il pubblico tende a seguire di più i gesti, sbagliati in
termini di sicurezza alimentare, di qualche star delle trasmissioni
tv). Ho imparato nuove cose anche nella gestione dei social (e per questo devo dire grazie, grazie, grazie a Sara Perro, la responsabile dei social, calmissima e sempre padrona della situazione). Adesso si torna a Rotta su Torino e a suoi articoli, tante sono le cose da raccontare in quest'autunno appena iniziato!
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