Ponti di pietra e ponti strategici, ponti di fascino
architettonico e ponti pragmatici, contro le alluvioni. Da quasi
quattro anni Torino ha un nuovo ponte da aggiungere alla lista.
Attraversa la Dora in Spina 3 e collega via Livorno a via Orvieto. Se
i ponti storici della città colpiscono per la loro monumentalità e
la loro solida architettura, questo nuovo ponte, costruito laddove
una volta c'erano le industrie pesanti, colpisce per le sue atmosfere
postindustriali.
Progettato dal Comune, con la consulenza dello Studio De Ferrari Architetti e dell'ingegner Diego Menardi, il ponte è a campata unica, con una luce di 43 metri, ed è costituito da otto travi d'acciaio alte ben 140 cm, su cui è stata gettata una soletta di circa 30 cm di spessore; è largo circa 32 metri ed è formato da due carreggiate a doppia corsia, più una carreggiata centrale per il trasporto pubblico, separata dalle altre da piccole banchine. Su queste banchine svettano le due grandi V, che colpiscono l'osservatore. Il ponte ha infatti una struttura d'acciaio, che viene rafforzata da cavi d'acciaio ancorati alle due V. Ma ingegneria a parte, le due V colpiscono perché hanno un colore scuro, tipico dell'acciao cor-ten, che ricorda il passato industriale dell'area.
La scelta di questo colore ha suscitato perplessità e critiche, ma, vedendo spesso questo ponte, trovo che sia stata una decisione appropriata e azzeccata: non solo ricorda il passato industriale dell'attuale Spina 3, ma gli regala un effetto originale, che, inserito nel Parco Dora, rafforza l'immagine postindustriale dell'area. Un'immagine che alla sera è sottolineata dalla scenografica illuminazione a led.
Pubblicato in Luoghi
Progettato dal Comune, con la consulenza dello Studio De Ferrari Architetti e dell'ingegner Diego Menardi, il ponte è a campata unica, con una luce di 43 metri, ed è costituito da otto travi d'acciaio alte ben 140 cm, su cui è stata gettata una soletta di circa 30 cm di spessore; è largo circa 32 metri ed è formato da due carreggiate a doppia corsia, più una carreggiata centrale per il trasporto pubblico, separata dalle altre da piccole banchine. Su queste banchine svettano le due grandi V, che colpiscono l'osservatore. Il ponte ha infatti una struttura d'acciaio, che viene rafforzata da cavi d'acciaio ancorati alle due V. Ma ingegneria a parte, le due V colpiscono perché hanno un colore scuro, tipico dell'acciao cor-ten, che ricorda il passato industriale dell'area.
La scelta di questo colore ha suscitato perplessità e critiche, ma, vedendo spesso questo ponte, trovo che sia stata una decisione appropriata e azzeccata: non solo ricorda il passato industriale dell'attuale Spina 3, ma gli regala un effetto originale, che, inserito nel Parco Dora, rafforza l'immagine postindustriale dell'area. Un'immagine che alla sera è sottolineata dalla scenografica illuminazione a led.
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