Territorio di
frontiera, e per vari secoli unico Stato nazionale transalpino, con
territori sul lato italiano e su quello francese, il Ducato di
Savoia, diventato poi Regno di Sardegna, ha sempre avuto un
atteggiamento tollerante verso le eresie religiose. Intendiamoci,
tollerante non rispetto alla nostra sensibilità, ma rispetto ai
tempi di riferimento delle politiche religiose dei sovrani. Per
esempio, il Duca Emanuele Filiberto, che visse a lungo nelle Fiandre
e vide gli effetti delle guerre religiose, e che ebbe per moglie una
principessa francese, consapevole dei rischi del confronto tra
cattolici e protestanti (la notte di San Bartolomeo sarebbe arrivata
di lì a poco), applicò piuttosto tiepidamente la Cotnroriforma nel
suo territorio. Alla persecuzione dei Valdesi, che vivevano nelle
valli alpine, preferì una sorta di accordo con loro: nel 1861 firmò
con i loro rappresentanti il Trattato di Cavour, con il quale
concesse la libertà religiosa nelle valli valdesi, vietando il culto
al di fuori di esse (ma permettendo alla chiesa cattolica di
espandersi anche nel Pinerolese e nella val Chisone, territorio di
riferimento dei Valdesi). Un accordo del genere, che oggi appare
restrittivo, era molto aperto e tollerante per l'epoca.
E, a parte gli inevitabili momenti di conflitto, determinati più dalla situazione esterna che da oggettive convinzioni dei principi sabaudi (la Francia che revoca l'Editto di Nantes, con conseguenti contraccolpi anche in Italia e, in particolare, nel confinante Ducato), la politica dei Savoia verso i protestanti cambiò poco e fu sempre più aperta rispetto al resto della penisola. Fino a quelle Lettere Patenti di re Carlo Alberto, che furono un unicum nel XIX secolo italiano e che contribuirono a fare del Piemonte un punto di riferimento. Le Lettere Patenti furono pubblicate il 17 febbraio 1848, una data che le Valle Valdesi continuano a festeggiare con i Falò della Libertà, nella notte tra il 16 e il17 febbraio, e con visite guidate nei luoghi valdesi della loro piccola capitale, Torre Pellice.
Il testo delle Lettere Patenti è il seguente
Prendendo in considerazione la fedeltà ed i buoni sentimenti delle popolazioni Valdesi, i Reali Nostri Predecessori hanno gradatamente e con successivi provvedimenti abrogate in parte o moderate le leggi che anticamente restringevano le loro capacità civili. E Noi stessi, seguendone le traccie, abbiamo concedute a que' Nostri sudditi sempre più ampie facilitazioni, accordando frequenti e larghe dispense dalla osservanza delle leggi medesime. Ora poi che, cessati i motivi da cui quelle restrizioni erano state suggerite, può compiersi il sistema a loro favore progressivamente già adottato, Ci siamo di buon grado risoluti a farli partecipi di tutti i vantaggi conciliabili con le massime generali della nostra legislazione.
Epperciò per le seguenti, di Nostra certa scienza, Regia autorità, avuto il parere del Nostro Consiglio, abbiamo ordinato ed ordiniamo quanto segue:
I Valdesi sono ammessi a godere di tutti i diritti civili e politici de' Nostri sudditi; a frequentare le scuole dentro e fuori delle Università, ed a conseguire i gradi accademici.
Nulla è però innovato quanto all'esercizio del loro culto ed alle scuole da essi dirette.
Date in Torino, addì diciassette del mese di febbraio, l'anno del Signore mille ottocento quarantotto e del Regno Nostro il Decimottavo.
Non è la libertà religiosa come la intendiamo ai nostri giorni, ma è un deciso passo avanti nella lunga strada per i diritti civili nella storia del nostro Paese. E anche questo passo è arrivato da Torino e da un sovrano sabaudo.
E, a parte gli inevitabili momenti di conflitto, determinati più dalla situazione esterna che da oggettive convinzioni dei principi sabaudi (la Francia che revoca l'Editto di Nantes, con conseguenti contraccolpi anche in Italia e, in particolare, nel confinante Ducato), la politica dei Savoia verso i protestanti cambiò poco e fu sempre più aperta rispetto al resto della penisola. Fino a quelle Lettere Patenti di re Carlo Alberto, che furono un unicum nel XIX secolo italiano e che contribuirono a fare del Piemonte un punto di riferimento. Le Lettere Patenti furono pubblicate il 17 febbraio 1848, una data che le Valle Valdesi continuano a festeggiare con i Falò della Libertà, nella notte tra il 16 e il17 febbraio, e con visite guidate nei luoghi valdesi della loro piccola capitale, Torre Pellice.
Il testo delle Lettere Patenti è il seguente
Prendendo in considerazione la fedeltà ed i buoni sentimenti delle popolazioni Valdesi, i Reali Nostri Predecessori hanno gradatamente e con successivi provvedimenti abrogate in parte o moderate le leggi che anticamente restringevano le loro capacità civili. E Noi stessi, seguendone le traccie, abbiamo concedute a que' Nostri sudditi sempre più ampie facilitazioni, accordando frequenti e larghe dispense dalla osservanza delle leggi medesime. Ora poi che, cessati i motivi da cui quelle restrizioni erano state suggerite, può compiersi il sistema a loro favore progressivamente già adottato, Ci siamo di buon grado risoluti a farli partecipi di tutti i vantaggi conciliabili con le massime generali della nostra legislazione.
Epperciò per le seguenti, di Nostra certa scienza, Regia autorità, avuto il parere del Nostro Consiglio, abbiamo ordinato ed ordiniamo quanto segue:
I Valdesi sono ammessi a godere di tutti i diritti civili e politici de' Nostri sudditi; a frequentare le scuole dentro e fuori delle Università, ed a conseguire i gradi accademici.
Nulla è però innovato quanto all'esercizio del loro culto ed alle scuole da essi dirette.
Date in Torino, addì diciassette del mese di febbraio, l'anno del Signore mille ottocento quarantotto e del Regno Nostro il Decimottavo.
Non è la libertà religiosa come la intendiamo ai nostri giorni, ma è un deciso passo avanti nella lunga strada per i diritti civili nella storia del nostro Paese. E anche questo passo è arrivato da Torino e da un sovrano sabaudo.
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