Questa mostra non è a Torino, ma spero
davvero che prima o poi arrivi, perché parla dello stretto
rapporto e dei fitti scambi tra Piemonte e Sardegna nei secoli in
cui appartennero allo stesso Stato, il Regno di Sardegna. Lo fa, per una coincidenza fortuita e non cercata, nel 300° anniversario della nascita del Regno, con il passaggio dell'isola alla dinastia sabauda, in sostituzione della Sicilia, grazie alla quale il duca Vittorio Amedeo II divenne re.
A cura di Luca Scarlini,
Il regno segreto.
Sardegna-Piemonte: una visione post-coloniale è al MAN Museo d'Arte
Provincia di Nuoro fino al 15 novembre 2020. Come tante mostre,
doveva aprire al pubblico alcune settimane fa, il 13 marzo, ma la
pandemia ha cambiato i piani. Rispettando tutte le norme di
sicurezza e di distanziamento richieste per evitare il contagio,
propone da oggi una nuova visione del legame tra Sardegna e Piemonte,
cercando di liberarlo dei pregiudizi dell'una e dell'altra parte. Un
regno segreto, come dice il titolo, "ricco di storie non ancora
esplorate e fatto di prolifici incontri e grande mobilità, narrato
per lo più in termini polemici dalla storiografia sarda e con
numerosi equivoci da quella piemontese" spiega il comunicato
stampa "Adottando una prospettiva post-coloniale, il percorso
espositivo illustra il processo di acculturazione e influenza
reciproca tra Sardegna e Piemonte, sino ad annullare lo stereotipo
della formula 'dominati e dominanti' per dare spazio alla
libera reinvenzione di segni e stili protrattasi per oltre due
secoli". Del resto, l'incontro tra le due regioni, determinò
"movimenti di persone, oggetti e idee che cambiò
profondamente il destino di Sardegna e Piemonte e avrebbe contribuito
alla costituzione del Regno d'Italia e allo sviluppo di una cultura
nazionale".
Nel 1720, quando la Sardegna passò ai Savoia, l'isola era per il Piemonte una terra sconosciuta, quasi esotica: lo dimostrano i tre grandi quadri di Giovanni
Michele Graneri, che, provenienti da Palazzo Madama, mescolano
immagini di Costantinopoli, Genova e Napoli, per inventare una
Cagliari inesistente. Fu nel 1798, con l'arrivo delle truppe
napoleoniche a Torino, che i sovrani sabaudi si trasferirono
nell'isola e avvenne finalmente l'incontro, con il primo tentativo di
conoscenza. Fu il momento di "mappe, cartografie e ricerche
geografiche di vario tipo un mondo percepito come arcaico e
misterioso". E ci furono anche le grandi truffe, come gli idoli
sardo-fenici che conquistarono re Carlo Alberto, ma che erano
decisamente falsi, o come le Carte di Arborea, un falso di frate
Cosimo Manca, che si inventò una ricca storia sugli Arborea da
vendere alla Biblioteca di Cagliari. Ma ovviamente il rapporto tra
l'isola e il Piemonte fu più profondo e più vasto e, soprattutto,
fu biunivoco, con scambio reciproco di saperi, conoscenze, idee,
persone.

Tra le personalità che vissero tra i
due mondi, Giovanni Antonio Porcheddu, che venne a studiare in
Piemonte e poi, laureatosi in ingegneria, contribuì al cambiamento
del paesaggio urbanistico piemontese: "Introdusse l’uso del
cemento e realizzò, su disegno di Pietro Fenoglio, lo stabilimento
Eternit di Casale Monferrato nel 1906, nel 1910 lo Stadium di Torino
e nel 1922 fu autore del progetto strutturale della FIAT Lingotto".
Oppure Felice Casorati, "il pittore che più ha definito
l’immagine torinese del Novecento, che ha debuttato a Sassari poco
più che adolescente con il ritratto dell’avvocato Gavino Soro
Pirino". E la coppia formata da Edina Altara e Vittorio
Accornero, lei sarda, "disegnava romanticissime
silhouettes di
dame alla moda sulla rivista torinese
Bellezza, mentre lui,
piemontese, adornava di immagini severe
Il dono di Natale di Grazia
Deledda e inseriva un costume sardo in uno dei suoi magnifici foulard
degli anni Sessanta realizzati per Gucci". E, ancora, Gigi
Chessa, cagliaritano trapiantato a Torino, che per le ceramiche Lenci
realizzava oggetti ispirati alla cultura sarda. Senza dimenticare il sardo trapiantato a Torino più famoso di tutti, Antonio Gramsci, che arrivò per studiare grazie a una borsa di studio e qui gettò le basi del suo pensiero.
Un'influenza continua
da entrambi i lati, sconosciuta e inconsapevole fino a questa mostra,
che intende vincere i pregiudizi e analizzare questi tre secoli di
storia comune e fornire a entrambe le regioni, nuovi strumenti di conoscenza della propria storia e della propria cultura (sarebbero uguali la Sardegna e il Piemonte, se non si fossero incontrati? la mostra dimostra di no). Tanti oggetti in mostra provengono da Musei torinesi come Palazzo Madama o il Museo d'Antichità dei Musei Reali e proprio per questo mi auguro che possa arrivare anche a Torino, per ricordare anche qui il forte legame con l'isola. A precisa domanda, nella bella conferenza stampa in streaming, il direttore del Museo Luigi Fassi, anche lui torinese, non lo ha escluso. Sarebbe bello se anche qui potessimo approfondire il legame mai esauritosi con
quest'isola magica e misteriosa, adesso conosciuta soprattutto come luogo di
vacanza e di spiagge. È molto di più per il Piemonte e noi, che portiamo il suo
sangue nelle vene, qui a Torino, ne siamo in fondo la prova. Se siete invece in Sardegna, o vi andrete presto in vacanza, non perdetevi questa bella proposta culturale sul Regno che realizzò l'Unità d'Italia.
Il regno segreto.
Sardegna-Piemonte: una visione post-coloniale è al MAN Museo d'Arte
Provincia di Nuoro, in via Sebastiano Satta 27, fino al 15 novembre
2020. L'orario di apertura è mar-dom ore 10-19. Il biglietto costa 5
euro, ridotto 3 euro, gratuito per gli under 18 e la prima domenica
del mese. Il sito web è
www.museoman.it.
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